Dopo questo lungo periodo di siccità, parlare di prato “arido” sembra ormai superfluo o quasi banale, poichè in questi mesi abbiamo visto quasi ovunque distese erbose sofferenti per la mancanza d’acqua. Tuttavia non è così, perché quando si parla di prati aridi, ci si riferisce a formazioni erbacee diverse, accomunate dall’adattamento a condizioni di deficit idrico. Un esempio di adattamento? Avete mai visto quelle erbe con foglie ricoperte da una leggera peluria? Quella peluria ha il compito di proteggere dall’eccessiva irradiazione solare. I prati aridi inoltre ospitano una notevole ricchezza biologica e sono molto importanti a livello ecosistemico. Nel nostro territorio essi sono per lo più habitat di origine antropica. Ne consegue che il loro mantenimento non può prescindere dall’intervento umano. Se non si intervenisse, il bosco si estenderebbe fino a chiuderli.
Proprio considerando questo ultimo aspetto, tra fine agosto e inizio settembre, il conservatore di botanica del Museo di Storia Naturale di Verona, G.I.R.O.S., WWF Veronese e Il Carpino erano sul campo per valutare lo stato dei prati aridi e le attività di decespugliamento da effettuare per la conservazione dei prati aridi all’interno della ZSC Borago-Galina.
In particolare, sono state visionate due aree: un’area privata già cartografata come prato arido (e confermata dai recenti rilievi fitosociologici) e un’area oggi pubblica all’interno dell’area FAB. Nella prima zona si è riscontrata la necessità di intervenire per lo più su piante di scotano mentre nell’area FAB prevalgono le rosacee.
In seguito quindi a questi sopralluoghi, i volontari de Il Carpino, WWF Veronese e G.I.R.O.S. effettueranno nei prossimi sabato mattina (24 settembre, 1, 8 e 15 ottobre) delle attività di manutenzione e conservazione dei prati aridi nelle zone del Monte Tosato e del Masetto Alto, dando precedenza all’area privata in quanto habitat cartografato e attualmente compromesso per la rapida avanzata del bosco.
L’intervento sui prati aridi era previsto nel terzo anno di attività ma vista l’emergenza si è deciso di intervenire fin da subito, attraverso lo sfalcio e il decespugliamento dei prati, interventi estremamente necessari per far sì che queste aree non diventino bosco e rimangano intatte nella loro peculiarità e biodiversità.
In effetti, l’azione dell’uomo è fondamentale per la conservazione di questi ambienti poiché è una variabile in grado di influire sull’esistenza dell’ambiente stesso, e quindi sulla formazione e manutenzione del prato arido e delle specie faunistiche e floristiche che vi abitano, tra cui le orchidee spontanee.
Queste piante selvatiche sono estremamente importanti perché, per la loro particolare necessità di insetti pronubi e funghi simbionti, sono particolarmente sensibili alle alterazioni fisico-chimiche di suolo, aria e acqua, rappresentando un’interfaccia tra tre comparti del mondo vivente e quindi la loro presenza è un vero e proprio indicatore di qualità ambientale. Proprio per questo motivo, se in un’area sono presenti delle orchidee selvatiche, tale area diventa di diritto una Zona di Conservazione Speciale inserita nell’ambito di Natura 2000.