Il regista veronese Alessandro Anderloni ha iniziato in questi giorni le riprese di un documentario sulla storia del Fondo Alto Borago per raccontare come sia stato possibile salvare un’area naturale di 38 ettari da sicura distruzione e come, sull’onda di questo risultato, abbia preso piede un progetto di studio e di documentazione che si avvale del contributo economico di Fondazione Cariverona e che riguarda l’intera Val Galina e Progno Borago, un’area collinare di quasi mille ettari alle spalle di Verona.
Durante settimane di ricerche e sopralluoghi il regista insieme con i volontari dell’associazione Il Carpino ha incontrato decine dei “protagonisti” del progetto Fondo Alto Borgo: dai bambini agli anziani, passando per studenti e docenti, contadini, tartufai, esperti di botanica e geologica, escursionisti, arrampicatori, abitanti di Montecchio e dei paesi e le contrade che circondano il Vajo, cittadini e cittadine veronesi che amano, studiano, frequentano questo luogo. «Sono state settimane di condivisione e di ascolto – racconta Anderloni – ma soprattutto di splendide passeggiate nel Vajo, accompagnati da chi l’ha conosciuto e ci ha giocato fin da bambino, da chi l’ha visto cambiare, da chi l’ha “scoperto” proprio in occasione di questo progetto e da chi ha lottato strenuamente per donarlo al futuro così com’è oggi. Sarà grazie ai volti e alle voci di alcune delle persone che ho incontrato che racconteremo questo Vajo e l’impresa coraggiosa che lo ha salvato dall’invasione dei vigneti e dai tentativi di toglierne per sempre il carattere selvaggio che lo rende così prezioso per Verona. La scrittura, pur partendo da una precisa struttura narrativa legata da un lato allo scorrere delle stagioni e dall’altro al rapporto dei diversi protagonisti con il luogo, sarà pronta ad accogliere quanto accadrà “nel” e “con” il Vajo Borago, quasi che a dettarne il racconto sia esso stesso».
Le riprese sono iniziate in queste settimane, con la troupe della casa di produzione Àissa Màissa a cui è stato affidato l’incarico, e proseguiranno fino alla primavera del 2024 all’interno dei 38 ettari che erano stati messi all’asta e che sono diventati ora proprietà dei Comuni di Verona e di Negrar. I due comuni si sono impegnati a conservare questa area secondo le direttive di Rete Natura 2000, che è il principale strumento della politica per la conservazione della biodiversità dell'Unione Europea. Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell'Unione, istituita ai sensi della
Direttiva 92/43/CEE "Habitat" per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari a livello comunitario.
Mario Spezia, presidente dell’associazione Il Carpino, sottolinea: «Il documentario non sarà un canto solistico, ma la documentazione di un’azione corale che coinvolgerà le persone che hanno vissuto la Val Borago prima di noi, con noi e dopo di noi per calarci, e quindi far sentire lo spettatore dentro a questo luogo e a questa singolare vicenda. Senza la pretesa di volere raccontare tutto, non essendoci fine a ciò che ogni luogo può raccontare, l’approccio narrativo punta a coinvolgere, prima ancora che a mostrare, a incuriosire, prima che a divulgare».
L’intera Zona Speciale di Conservazione IT 3210012 Val Galina e Progno Borago rappresenta un compendio straordinario di specie sia vegetali che animali e di ambienti rari o in via di estinzione. Con questo lavoro si vuole focalizzare l’attenzione sul valore di questa area protetta e sulla necessità di una maggiore cura e attenzione da parte di tutti, a partire dagli enti pubblici competenti e dai proprietari dei fondi per arrivare ai singoli cittadini che frequentano queste aree. Ci sono tanti modi di intervenire, di gestire e di frequentare una zona protetta. Alcune modalità vanno nella direzione giusta, che è quella indicata dalle direttive di rete Natura 2000, altre modalità vanno nella direzione opposta e comportano un deterioramento pesante degli ambienti e una perdita definitiva delle specie presenti. Cercheremo di capire cosa si può e si deve fare per conservare questo patrimonio di biodiversità anche per le generazioni future.
Purtroppo abbiamo assistito in passato a numerosi interventi di trasformazione fondiaria che hanno pesantemente ridotto le aree di “prati aridi con stupenda fioritura di orchidee” presenti all’interno della ZSC Borago Galina. Ancora ai nostri giorni vediamo le ruspe all’opera all’interno della ZSC per trasformare boschi e praterie in vigneti. Lo scopo di questo lavoro è appunto quello di informare e di stimolare i nostri concittadini. Una popolazione cosciente e informata è il miglior presidio possibile per la difesa degli ultimi lembi di natura incontaminata.